Ai giorni d’oggi l’uso dei CD è assolutamente deprecato per l’installazione di una nuova distribuzione Linux. Vuoi per la lentezza di masterizzazione, vuoi per la pigrizia di cercare in giro per casa un disco vuoto, alla fine si ricorre quasi sempre all’uso delle pennette, queste fedeli compagne sempre a portata di mano. Ci si trova così a riversarci dentro le ISO di installazione attraverso i vari tool che si trovano in giro per la rete (vedi UNetbootin) e a formattarle di nuovo subito dopo aver installato il sistema operativo.

Ciò che non tutti sanno è che, anche a seguito di una formattazione, il bootloader che è stato necessariamente installato per consentire l’avvio dell’installer continua ad essere presente nella prima parte della memoria, in particolare nei primi 512byte.

Girovagando per la rete mi è capitato sotto mano questo curioso documento trovato all’interno del mirror di kernel.org per la distribuzione ArchLinux. Facendo uso dei comandi dd e fdisk spiega passo passo come ripristinare la pennetta alle “condizioni di fabbrica”, eliminando il bootloader e ripristinando la partizione FAT32.