Vi ricordate Google Beta? Un motore di ricerca a dir poco innovativo quando si presentò per la prima volta al pubblico. Era estremamente semplice: una pagina bianca, il logo dell’azienda a caratteri cubitali, una casella di immissione testo con due tasti e qualche link qui e lì. Ciò che impressionava era la sua capacità di fornirti esattamente ciò di cui avevi bisogno digitando soltanto qualche parola. Tutto merito di un sistema di indicizzazione basato sul numero di click che una pagina riceveva. E questo era racchiuso in una pagina di pochi KB, che permetteva anche alle connessioni internet più lente di accedere ai risultati della ricerca in tempi brevissimi.
Il tempo passa e non solo per gli esseri viventi. Google è cresciuto e si è arricchito di nuove funzionalità, alcune utili e altre un po’ meno. Ma ogni novità ha un prezzo da pagare, in particolare ne risente la velocità con cui la pagina viene caricata. Da qualche KB si è arrivati ad una homepage all’apparenza ancora minimalista, ma che nasconde dietro di sé pesanti javascript che richiedono molto tempo per essere eseguiti. Se da una parte è vero che le connessioni internet si sono evolute con il Web, dall’altra c’è anche da dire che la vecchia versione del motore di ricerca, con le linee super veloci di adesso, sarebbe stata ancora più rapida nel caricamento.
Giusto ieri Google ha presentato una nuova funzione per Google Search in grado di “prevedere” ciò che l’utente cerca analizzando le prime lettere che digita nella casella di ricerca e caricando i risultati prima ancora che si prema Invio. Ora però ci sono alcune considerazioni da fare. Innanzitutto, almeno in Italia, non si può ancora dare per scontato che tutti gli utenti posseggano una connessione flat, perciò ogni errore fatto da Google Instant (questo il nome della funzionalità) graverà sul traffico scambiato perché costringerà a ricaricare da capo gran parte della pagina. In secondo luogo c’è da dire che per come è abituata a battere sulla tastiera la stragrande maggioranza dell’utenza, finché non avrà finito di scrivere ciò che vuole cercare, non farà altro che fissare la tastiera in cerca delle lettere, ignorando completamente cosa accade sul monitor e quindi anche i suggerimenti di Google. Risultato: uno spreco di risorse. E qui entra in gioco un’altra simpatica idea di Google, ovvero dare per scontato che l’utente voglia attivare le sue nuove funzionalità e farlo prima ancora che possa rendersi conto di cosa sia cambiato nel motore di ricerca.
In conclusione, mettendo da parte il lato critico, voglio consigliare la lettura di questo articolo, scritto da un mio amico, che riassume le potenzialità del nuovo servizio di Google e il futuro che gli si prospetta davanti.