Ormai è diventata una barzelletta, l’informatico è quello che viene chiamato a tutte le ore del giorno per riparare qualsiasi oggetto dotato di un chip elettronico: “Tu che ci capisci, mi ripari il frigorifero?“. Ma fermiamoci un attimo a considerare le circostanze che portano a far credere alla gente che una persona che sa usare un computer sia anche in grado di riparare il tostapane del vicino.
Il mondo IT negli anni ’70-’80
L’informatica così come la conosciamo oggi si è evoluta con una velocità tale da far diventare nel giro di trent’anni dei semplici addizionatori binari in delle macchine talmente complesse da riuscire ad emulare quasi ogni altro dispositivo elettronico. La popolazione degli anni ’70, salvo alcune persone che hanno dedicato anima e corpo allo sviluppo di tale settore, non è stata in grado di seguire passo passo l’evoluzione dei computer reputando questo strumento una macchina troppo complessa. È proprio questo che li ha portati a credere che coloro che “se ne intendono” non sono semplici utilizzatori di computer, ma dei veri e propri geni.
Agli albori dell’informatica, colui che lavorava con i primi calcolatori elettronici, non era solo un informatico, ma conosceva lo scopo di ogni singolo componente del computer ed il più delle volte era in grado di “upgradare” il proprio sistema aggiungendo nuove funzionalità. Se però oggi questo consiste nel comprare una scheda già fatta che con qualche spintarella da un lato e dall’altro si inserisce perfettamente nel computer, all’epoca un aggiornamento consisteva nell’andare in un negozio di elettronica, comprare una carriola di chip dalle sigle improponibili e saldare uno ad uno i singoli componenti sulla scheda madre allacciandoli con le dovute connessioni agli altri componenti preesistenti. Risulta chiaro allora il motivo per cui l’informatico di quarant’anni fa non era solo l’utente posto tra la sedia e la tastiera, ma era in realtà un guru le cui conoscenze si estendevano ben oltre quelle necessarie a soddisfare le proprie mansioni.
L’informatica oggi
Cos’è cambiato da allora? Dipende da come s’intende la domanda. Se si vede dagli occhi della massa tutto è rimasto invariato; la gente che all’epoca vedeva gli informatici come gli “aggiustatutto” ancora adesso hanno la stessa opinione, con la differenza che hanno acquisito 30-40 anni di ulteriore distacco dal mondo IT. Se invece si osserva dal punto di vista dell’utente del PC il mondo è cambiato drasticamente. Le mille levette che permettevano d’impostare manualmente i registri della CPU sono sparite, soppiantate da software che facilitano il lavoro dell’informatico al punto da non richiedere più nessun suo intervento se non l’impostazione dell’ora e del nome utente.
In realtà non è semplice come l’ho descritto. La complessità che si riscontrava quarant’anni fa non è sparita, ma si è trasformata. Ai giorni d’oggi l’informatica è una scienza estremamente vasta che trova applicazioni nei più disparati ambienti di lavoro e questo fa sì che la gente che ai primordi riteneva questa scienza una materia troppo complessa, non ha cambiato opinione nel tempo e ha lasciato che i giovani, ovvero l’internet generation, ovvero quelle persone che hanno un’elasticità mentale tale da assorbire ogni informazione gli viene detta, si avvicinassero al posto loro a quel mondo.
È per questo motivo che è credenza popolare che il semplice utilizzatore di computer sappia riparare tutto ciò che si rompe dentro casa.
Il tecnico informatico dilettante di oggi (differenziato da quello che lo fa per mestiere, facendo le stesse cose ma facendosi pagare a peso d’oro) non deve fare altro che correggere gli errori commessi da quelle poche persone che hanno avuto la forza di staccarsi dalla massa e di imparare i concetti base del computer, non sufficienti però a tener testa ad alcune situazioni particolari.
Il ruolo del tecnico IT nei prossimi 30 anni
I ragazzi d’oggi non rimarranno giovani a vita ed è per questo che è giusto chiedersi come si evolverà l’informatico in futuro. Faccio notare che parlo d’informatico e non d’informatica per un motivo ben preciso: lo sviluppo dell’informatica in quanto settore di ricerca non potrà mai subire delle inflessioni nel corso degli anni: è come cercare di fermare un treno in corsa; ciò che però potrà cambiare sarà la gente che ci lavorerà sopra.
Secondo il mio punto di vista la prima cosa che andrà scemando sarà la relazione informatico – tuttologo. I futuri adulti non potranno più vedere l’informatica come un settore di nicchia, avendo loro stessi vissuto in prima persona una parte della sua evoluzione, è per questo che il tecnico informatico non potrà più essere quello che riattacca la spina della corrente o che fa ricomparire l’icona del cestino sul desktop. La domanda fondamentale allora è: cosa dovrà essere in grado di fare il futuro tecnico? A questo punto si possono aprire infiniti scenari limitati solo dalla propria immaginazione. Una prima grande biforcazione si ottiene chiedendosi se i giovani d’oggi saranno in grado di seguire l’evoluzione del settore IT. Se la risposta è affermativa allora il tecnico informatico del futuro dovrà veramente rimboccarsi le maniche e diventare un piccolo hacker, perché dovrà fronteggiare problemi ai limiti delle proprie conoscenze; se la risposta è negativa, invece, i tecnici diventeranno i figli degli attuali giovani e probabilmente faranno parte della cloud generation. Non avranno più a che fare con parti fisiche del computer, potendo gestire i problemi direttamente da casa loro con un collegamento remoto, sbrigandosela in poco tempo e rimanendo comodamente sdraiati sul divano.
In entrambi i casi è palese il cambio di tendenza, gli anziani che avranno bisogno di assistenza avranno già delle ampie basi sull’argomento che però risulteranno insufficienti, mentre i giovani del futuro potranno fronteggiarsi con i grandi informatici di adesso.
Quale sarà secondo voi lo scenario più plausibile?