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Come studiare divertendosi

Chi frequenta la facoltà di Ingegneria o si diletta a progettare piccoli dispositivi elettronici sa che prima o poi dovrà fare i conti con l’algebra booleana.

Per chi non lo sapesse l’algebra di Boole è quel ramo della matematica che si interessa delle relazioni che intercorrono tra due soli elementi. Eh si, due semplici valori come possono essere 1 e 0 oppure TRUE e FALSE danno luogo ad una serie di complesse relazioni matematiche che arrivano a determinare una materia di studio a se stante.

Chi si è trovato di fronte a questo argomento sa quanto sono importanti le porte logiche. Quello che vi propongo è un puzzle game che si basa proprio sull’uso di esse. Per superare i vari livelli del gioco è necessario posizionare in modo corretto le varie porte che si incontrano aprendo così portali e disattivando scudi. Un buon inizio per avvicinarsi a quest’algebra, no? 🙂

Questo è il link al gioco.

Allerta Social Network: il Garante della Privacy spiega come tutelarsi

Alla luce dell’ormai ben noto pericolo per la privacy in rete il Garante italiano ha deciso di rilasciare un opuscolo in cui spiega in modo semplice ed efficace come prevenire furti di identità nei Social Network e mantenere la propria intimità senza rinunciare al lato “sociale” di internet.

Il documento in versione PDF è consultabile a questo indirizzo.

Apple e la pubblicità ingannevole

Per caso oggi mi è capitato di vedere in televisione l’ultimo spot promozionale di casa Apple che reclamizzava l’iPhone 4.

In particolare la pubblicità era incentrata su una nuovissima funzionalità chiamata “FaceTime“, che consente di effettuare videochiamate tra due dispositivi connessi ad una rete wireless.

Di seguito lo spot:

Fin qui nulla di strano, ma analizzando il video in questione appare evidente che la situazione mostrata è, se non assurda, altamente improbabile almeno per la realtà italiana. Nella pubblicità una squadra di calcio effettua una videochiamata ad un uomo comodamente seduto sul divano di casa con una gamba ingessata mostrando la coppa vinta nella partita appena giocata. La domanda sorge spontanea: che ci fa una rete WiFi nello spogliatoio di un campo da calcio? O_o

Andiamo per logica.

È possibile che sia attiva una rete wireless gratuita in uno stadio? Certo, un campo da calcio è un luogo ideale per promuovere una simile tecnologia, infatti l’ambiente circoscritto e l’enorme concentrazione di persone che questo può raggiungere permette di distribuire una rete internet senza eccessivi sforzi (non tenendo conto di eventuali limiti sulla portata della rete). Ma negli spogliatoi a cosa può servire una connessione senza fili? Forse il segnale degli hot-spot riesce ad arrivare fino lì? Io non credo: considerando la propagazione delle microonde le antenne andrebbero poste in alto, in modo da coprire più spalti possibili con un unico punto d’accesso. Ora, dato che gli spogliatoi sono di norma situati sotto gli spettatori, non vedo come il segnale possa penetrare dei muri di cemento armato rimanendo abbastanza potente e pulito da permettere un flusso continuo di dati VoIP… Questo porta all’ipotesi che debbano esserci degli hot-spot anche negli spogliatoi, ma a che pro? Ammettendo che qualche giocatore abbia bisogno di una rete wireless mentre si cambia (per la Legge dei Grandi Numeri questa situazione, seppur improbabile, non è del tutto impossibile), chi spenderebbe denaro per l’installazione di un impianto wireless in tutte le aree di uno stadio solo per le necessità di una o due persone?

A conclusione di ciò ritengo che tale pubblicità sia sbagliata nella sostanza. Che sia stata prodotta per i nostri amici americani e poi importata in Italia? Molto probabile, ma questo porta ad un’altra triste verità: ormai nessuno si prende più la briga di riadattare spot internazionali per far sì che mantengano un’integrità semantica nei vari stati in cui sono importati.

L’epoca dei Carosello è finita da tempo purtroppo. Ormai non restano che pubblicità surreali in grado di penetrare nel subconscio della massa e spingerla ad acquistare ciò di cui non ha una reale necessità.

Alla faccia della crisi!

Nuova funzionalità per Google Search!!! Ma serviva proprio?

Google Beta

Vi ricordate Google Beta? Un motore di ricerca a dir poco innovativo quando si presentò per la prima volta al pubblico. Era estremamente semplice: una pagina bianca, il logo dell’azienda a caratteri cubitali, una casella di immissione testo con due tasti e qualche link qui e lì. Ciò che impressionava era la sua capacità di fornirti esattamente ciò di cui avevi bisogno digitando soltanto qualche parola. Tutto merito di un sistema di indicizzazione basato sul numero di click che una pagina riceveva. E questo era racchiuso in una pagina di pochi KB, che permetteva anche alle connessioni internet più lente di accedere ai risultati della ricerca in tempi brevissimi.

Il tempo passa e non solo per gli esseri viventi. Google è cresciuto e si è arricchito di nuove funzionalità, alcune utili e altre un po’ meno. Ma ogni novità ha un prezzo da pagare, in particolare ne risente la velocità con cui la pagina viene caricata. Da qualche KB si è arrivati ad una homepage all’apparenza ancora minimalista, ma che nasconde dietro di sé pesanti javascript che richiedono molto tempo per essere eseguiti. Se da una parte è vero che le connessioni internet si sono evolute con il Web, dall’altra c’è anche da dire che la vecchia versione del motore di ricerca, con le linee super veloci di adesso, sarebbe stata ancora più rapida nel caricamento.

Giusto ieri Google ha presentato una nuova funzione per Google Search in grado di “prevedere” ciò che l’utente cerca analizzando le prime lettere che digita nella casella di ricerca e caricando i risultati prima ancora che si prema Invio. Ora però ci sono alcune considerazioni da fare. Innanzitutto, almeno in Italia, non si può ancora dare per scontato che tutti gli utenti posseggano una connessione flat, perciò ogni errore fatto da Google Instant (questo il nome della funzionalità) graverà sul traffico scambiato perché costringerà a ricaricare da capo gran parte della pagina. In secondo luogo c’è da dire che per come è abituata a battere sulla tastiera la stragrande maggioranza dell’utenza, finché non avrà finito di scrivere ciò che vuole cercare, non farà altro che fissare la tastiera in cerca delle lettere, ignorando completamente cosa accade sul monitor e quindi anche i suggerimenti di Google. Risultato: uno spreco di risorse. E qui entra in gioco un’altra simpatica idea di Google, ovvero dare per scontato che l’utente voglia attivare le sue nuove funzionalità e farlo prima ancora che possa rendersi conto di cosa sia cambiato nel motore di ricerca.

In conclusione, mettendo da parte il lato critico, voglio consigliare la lettura di questo articolo, scritto da un mio amico, che riassume le potenzialità del nuovo servizio di Google e il futuro che gli si prospetta davanti.

La vera risposta alla domanda fondamentale

Psss…
Tu…
Si, tu che stai leggendo. Ti voglio confidare un segreto…
Ho trovato chi può fornire la risposta alla domanda fondamentale. Proprio così, la risposta alla vita, all’universo e a tutto quanto. Sono pazzo? Si, forse, ma non sono l’unico. 😀

A quanto pare Google conosce questa riposta. Basta fargli la domanda giusta, ma dato che non parla italiano, bisogna fargliela in inglese: “answer to life, the universe and everything“.

Vuoi sapere qual’è la risposta? Sicuro? Sicuro sicuro??? È… 42!!!

Proprio così, questo è il vero senso della vita, 42. 🙂

Adesso però torniamo in noi e cerchiamo di capire da dove salta fuori questo numero.

Tutto nacque dalla mano dello scrittore Douglas Adams. In una parte del romanzo “Guida Galattica per gli Autostoppisti” si parla di un’antichissima civiltà che, per capire il senso della vita, costruì un super computer in grado di rispondere a qualsiasi domanda. A questo venne chiesto di fornire la risposta alla vita, all’universo e a tutto quanto. Dopo sette milioni e mezzo di anni il computer fornì la risposta, che risultò essere proprio 42.

Quindi Google non è realmente riuscito a capire la vita, ha solo voluto commemorare il capolavoro di Douglas Adams, una lettura obbligatoria per ogni amante del genere fantascientifico. 😀

Ultravioletto: rendere l’invisibile… visibile!

L’ultravioletto è una radiazione appartenente alla gamma della luce invisibile nello spettro delle radiazioni elettromagnetiche. L’occhio umano quindi non riesce a percepirlo, ma a questo si può ovviare con un escamotage. Infatti basta una semplice fotocamera per poter vedere ciò che sembra non esserci.

Non c’è trucco e non c’è inganno! Inquadrando il sensore di un telecomando con una qualsiasi macchina fotografica, mentre si preme un tasto su di esso, si potrà osservare il LED accendersi di viola.

LED UV

Provare per credere 🙂

Le frontiere del WiMAX in Italia

Fin da subito il WiMAX si è voluto imporre come la tecnologia che avrebbe reso la rete mobile obsoleta. Beh gli anni sono passati da quando, nel lontano Giugno del 2001, si è formato il WiMAX Forum, ma ad oggi, in Italia, quasi nessuno sa neanche lontanamente cosa sia. Ma allora, che fine ha fatto il progetto?

Ponte Radio

In realtà questa tecnologia è viva e vegeta, solo che l’Italia, come di consueto, se la prende con comodo. Negli Stati Uniti la rete è già attiva e funzionante e sono anche presenti dispositivi mobili appositi, come l’HTC MAX 4G che integra la connettività 802.16e, ovvero la penultima revisione dello standard WiMAX in grado di mantenere una connessione stabile fino ad una velocità di 122Km/h.

Ma veniamo a noi. Il ritardo italiano è da attribuire innanzitutto alle concessioni per la banda di frequenza arrivate molto tardi. Infatti il WiMAX non funziona sulla frequenza 2.4GHz e neanche su quella del GSM (900MHz in Europa), utilizza invece un range di frequenze che variano da stato a stato in base alle concessioni fatte dal governo locale. Inoltre c’è da dire che, se sulla carta il WiMAX aveva delle ottime prestazioni, tali da poter soppiantare la rete 3G di un’intera nazione, in termini pratici ha deluso molto le aspettative (colpa anche delle frequenze concesse troppo elevate), riducendosi, di fatto, ad una tecnologia alternativa alla rete mobile laddove il servizio ADSL o UMTS è discontinuo o totalmente assente. Nonostante ciò alcune regioni italiane possono già vantare di una rete WiMAX attiva, ma le zone di copertura sono ridotte ad alcune province e la diffusione è ancora molto bassa.

In poche parole chi sperava che il WiMAX sarebbe stato il salvatore dai doppini telefonici dovrà ricredersi, perché, a meno che la situazione non cambi nei prossimi anni, non è previsto un massiccio sviluppo sul territorio.

Froyo: secondo tentativo

Dopo ciò che scrissi qualche post fa ritorno a parlare del nuovo aggiornamento di Android con una piccola novità.

A quanto pare, effettuare un upgrade sostanzioso come può essere il passaggio da Android 2.1 a 2.2 su un sistema già abbastanza imbottito di programmi e dati personali, non giova molto alle prestazioni del telefono. Ne ho sentito parlare in giro per la rete e ne ho avuto la conferma riportando alle impostazioni di fabbrica il mio HTC Desire con Froyo. L’hard Reset mi ha risolto molti errori che avevo, tra cui l’eccessivo uso del processore anche in standby e la mancata sincronizzazione con il calendario di Google.

Ma c’è una sorpresa!!! Nella confusione portata dalle novità di Froyo nessuno si è accorto che è sparito il backup automatico che il sistema faceva delle impostazioni personali. Infatti dopo l’hard reset non compare più la finestrella che invitava l’utente a ripristinare le vecchie impostazioni.

Perciò, se avete aggiornato a Froyo e vi siete trovati con più problemi che benefici, il mio consiglio è di effettuare un ripristino alle impostazioni di fabbrica, tenendo però a mente che non c’è più il backup che vi salva tutto.

GPL2 o GPL3, questo è il dilemma

Qualche anno fa è stata rilasciata una nuova versione della General Public License ormai famosa nel mondo del Free Software. All’atto di stabilire quale licenza avrei adottato per le mie future applicazioni mi sono domandato quali fossero le differenze tra la GPL2 e la GPL3 e di fatto non ho trovato nulla che mi aiutasse nella scelta. Allora ho deciso di leggermi entrambe le license per poterle confrontare di persona e sceglierne una. Di seguito vi propongo un sunto di ciò che la nuova versione aggiunge, modifica o elimina rispetto alla vecchia.

Open Source

Il numero della sezione si riferisce alla versione 3 della licenza. Se esiste una sezione corrispondente nella GPLv2, questa è indicata tra parentesi.
I punti mancanti non portano sostanziali differenze rispetto alla vecchia licenza e per questo sono stati omessi.

TERMS AND CONDITION:
0. (0. nella versione 2)
In entrambe le versioni questa sezione espone le definizioni di alcuni termini che ricorreranno nel corso del testo, ma nella GPLv3 si può riscontrare una maggiore leggibilità, anche grazie ad una struttura più ordinata.

1. (Nuovo)
La GPLv3 aggiunge un nuovo punto che riguarda le definizioni di alcuni termini riguardanti i codici sorgenti, le forme di codice non sorgente (definite “Objective Code”) e tutti gli altri file che servono per generare il codice oggetto ed eseguire il programma (il cosiddetto “Corresponding Source”).

2. (Nuovo)
Anche questo punto è nuovo. Espone quali parti del programma sono coperti dalla licenza e quali diritti ha l’utente su di esse.

3. (Nuovo)
La nuova licenza afferma, in questa sezione (ancora una volta non presente nella GPLv2) che i software sotto di essa non possono far parte di una “effective technological measure”, ovvero una misura tecnologica di restrizione (vedi link in fondo riguardo l’Anti-Tivoization).

4. (1. nella versione 2)
Questo punto non è cambiato molto, se non per una frase che, a mio avviso, era più diretta nella revisione 2 della licenza: “You may charge any price or no price for each copy that you convey, and you may offer support or warranty protection for a fee.”, mentre nella GPLv2 si leggeva: “You may charge a fee for the physical act of transferring a copy, and you may at your option offer warranty protection in exchange for a fee.”.

5. (2. nella versione 2)
La condizione b) del punto 2. della versione 2, si rinnova scindendosi in 2 parti: nella voce b) si ricorda che deve essere notificato in modo chiaro il fatto che l’opera è sotto licenza GPL, mentre nel punto c) si vieta la possibilità di usare altre licenze all’infuori di quella già applicata, ma non specifica chiaramente, come era per la versione precedente, che il lavoro deve essere rilasciato in licenza gratuita.

6. (3. nella versione 2)
Nel punto 6. entrambe le licenze permettono la distribuzione del programma sotto forma di non-sorgente solo se a) viene corredato di codice sorgente oppure b) per almeno 3 anni lo sviluppatore rende disponibili i sorgenti a tutti quelli che ne fanno una richiesta scritta (il punto c) estende il b)). In più la nuova licenza introduce: d) la possibilità di disporre dell’accesso, gratuito o a pagamento, del programma non sorgente e di disporre, allo stesso modo, dell’accesso ai sorgenti (una descrizione simile è presente anche nella GPLv2 come ultimo paragrafo del terzo comma) oppure e) distribuendo il programma compilato via p2p specificandone la provenienza.

7. (Nuovo)
Il settimo punto è forse la maggiore novità che la terza revisione della GPL porta e non è presente sulla versione 2. Essa tratta di eventuali condizioni aggiuntive che lo sviluppatore può inserire, rispettando le linee guida presenti in questa sezione, per creare delle eccezioni ad alcuni punti della licenza. Inoltre può aggiungere ulteriori condizioni limitanti (chiamate “further restrictions”) che non rientrano nelle categorie elencate in questo comma. La persona che riceve la licenza dello sviluppatore corredata da “ulteriori restrizioni” ha la facoltà di rimuovere questi termini aggiuntivi.

8.  (4. nella versione 2)
In questa sezione non ci sono grandi novità. L’unica aggiunta è il tempo limite (60 giorni) entro cui il detentore dei diritti può notificare un’eventuale violazione sulla licenza.

10. (6. nella versione 2)
Questo punto estende ciò che già compariva nella licenza precedente chiarendo che, nel caso di un trasferimento delle attività di un’azienda, i nuovi possessori del programma ricevono contemporaneamente tutte le licenze associate ad esso che appartenevano ai vecchi proprietari ed in più hanno il diritto di ottenere il codice sorgente se questo è disponibile. Inoltre questo punto specifica che non è possibile imporre ulteriori restrizioni se non quelle affermate nella licenza.

11. (Nuovo)
L’undicesimo comma non era presente nella versione 2 della licenza e parla dei brevetti. Include una prima parte riguardante i diritti di brevetto detenuti da eventuali contribuenti possessori di copyright e una seconda parte riguardante invece le licenze di brevetto definite come accordi di non rivendicazione, ovvero non è possibile, secondo i termini della licenza, perseguire una violazione di brevetto.

13. (8. nella versione 2)
Questa sezione sostituisce integralmente il punto 8. della GPLv2 riguardante le restrizioni geografiche. La nuova versione definisce la compatibilità della licenza GPLv3 con la più restrittiva AGPL. In caso di combinazioni di codici sottoposti all’una e all’altra licenza, le parti sotto GPL continueranno ad essere coperte dalla stessa, mentre per il programma risultante dalla fusione dei vari pezzi varranno le condizioni speciali della sezione 13 della AGPL.

14. (9. nella versione 2)
Il punto 14. riguardo le versioni successive della licenza è rimasto pressoché invariato. Si è solo aggiunta una clausola che specifica la possibilità di nominare un delegato che definisca con il passare del tempo quale revisione della licenza applicare al software.

17. (Nuovo)
l’ultimo punto della licenza, non presente nella seconda versione, afferma che nel caso in cui i punti 15. e 16., riguardanti la rinuncia alla garanzia e la limitazione di responsabilità, non abbiano valore legale, allora si dovrà applicare la legge locale che più si avvicina al rifiuto di ogni responsabilità civile.

Per concludere vi propongo un link che affronta il tema della lotta della General Public License contro la Tivoization QUI. Inoltre vi rimando anche alla pagina di Wikipedia sull’argomento.

Alla luce di quanto detto fin qui io ho scelto la terza versione della GPL. 🙂

Come disegnare una circonferenza

Volete disegnare una circonferenza, ma non avete un compasso sotto mano?
Niente di più semplice! Ecco una guida su come realizzare una perfetta circonferenza senza aver bisogno dei soliti, noiosi attrezzi:

  1. Innanzitutto prendete un oscilloscopio con funzione X-Y. Fatto?
  2. Benissimo! Ora scaricate Audacity. Scaricato?
  3. Perfetto!!! Createvi un cavo audio che finisca con i fili scoperti ed attaccateci le sonde dell’oscilloscopio (con attenuazione 1x).
  4. Collegate il jack del cavo alla scheda audio del computer.
  5. Adesso aprite Audacity e cliccate sul menu a tendina Generate (Genera se il programma è in italiano) e poi su Tone… (Tono…).
  6. Come forma d’onda scegliete Sine (Sinusoidale) e come frequenza una che non vi perfori i timpani… 500Hz dovrebbero andare bene. 🙂
  7. Lasciate la durata a 30 secondi e premete OK. Ci siete?
  8. Ottimo!!! Ora allargate la vista della traccia finché non riuscite a vedere la forma d’onda in modo chiaro.
  9. A questo punto duplicate la traccia dal menu Edit (Modifica) e spostate quella che si crea di un quarto di periodo attraverso il Tool Time Shift (Strumento Spostamento Temporale). Per chi non lo sapesse un quarto di periodo significa che la cresta di un’onda deve coincidere con il punto in cui l’onda dell’altra traccia interseca la linea nera corrispondente allo 0 di Audacity.
  10. Spostate il bilanciamento di una traccia solo sul canale sinistro e quello dell’altra traccia solo sul canale destro.
  11. Ora avviate la riproduzione, alzate il volume e godetevi la circonferenza che avete appena disegnato sullo schermo dell’oscilloscopio!!!

Circonferenza Oscilloscopio

Carta e compasso? Roba da antichi!!! 😛

ATTENZIONE: i cavi audio sono molto piccoli e quando scoperti possono toccarsi facilmente con il rischio di provocare un cortocircuito che può danneggiare la vostra scheda audio se non anche altri dispositivi. Immagino che una persona che possiede uno strumento sofisticato come può essere l’oscilloscopio sappia destreggiarsi in sicurezza su apparecchiature elettriche, ciononostante le avvertenze non sono mai troppe, no? 🙂
Io non mi assumo nessuna responsabilità sull’uso improprio che fate di questa guida. Procedete a vostro rischio e pericolo.